Era il 13 gennaio 1998, in Piazza San Pietro un uomo si diede fuoco. Morì giorni dopo, tra atroci sofferenze e omertà. L’Ufficio stampa del Vaticano rilasciò immediatamente un comunicato stampa in cui dichiarava che dietro al tragico gesto vi erano problemi di famiglia. La realtà era ben diversa: quel giovane uomo si chiamava Alfredo Ormando, veniva da una famiglia contadina siciliana, era credente e ex seminarista, scriveva poesie. Era omosessuale, per questo era stato allontanato dalla sua famiglia e anche dal seminario. Questi rifiuti, da parte degli affetti più cari e dalla fede in cui credeva, lo hanno portato a questo gesto estremo.
31 dicembre 2022: si spegne Joseph Ratzinger, conosciuto nel mondo come Papa Benedetto XVI, il primo pontefice dell’era moderna ad aver assistito all’elezione del suo successore. Papa emerito, è questa la definizione tecnica della figura che ha ricoperto negli ultimi anni, più di quelli in cui lui è stato pontefice dal 2005 al 2013. Il cordoglio da parte del mondo cattolico e delle autorità ecclesiastiche è enorme, anche da gran parte del mondo politico. Il gesto umanizzante, sorprendente, da qualcuno definito moderno e rivoluzionario di abbandonare il Soglio di Pietro ha cambiato la figura pubblica di Ratzinger, le opinioni sul suo operato da pontefice e anche oscurato tutto ciò che ne faceva, sino alla sua morte, un riferimento per le frange più conservatrici del clero cattolico e non solo. Non era un caso che fosse a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede durante il pontificato del suo predecessore, di cui fu stretto collaboratore, esprimendosi spesso duramente in materia di fede e non solo. Se il giudizio come uomo di Chiesa ci interessa meno, sulla sua formazione prettamente agostiniana e sul suo approccio teologico al mondo, ciò che vogliamo analizzare è il suo operato terreno e il suo impatto nella società.
Abbiamo iniziato questo testo con il ricordo di un evento terribile, avvenuto durante il pontificato di Giovanni Paolo II ma con Joseph Ratzinger alla guida della Congregazione per la Dottrina della Fede e un momento storico in cui la Chiesa cattolica aveva preso una posizione dura, forse mai così dura in epoca moderna, sull’omosessualità e nuovo vigore e slancio nel controllo sociale e dei costumi. Ratzinger in gioventù era stato accolto dal clero cattolico tedesco come un riformatore, ma dopo il Concilio Vaticano II aveva espresso numerosi dubbi su quanto troppo si fosse spinta in chiave progressista la Chiesa cattolica dopo questo evento. Portò avanti una linea di continuità della tradizione anche all’interno della Conferenza episcopale tedesca del 1975, bocciando in accordo con il suo presidente Julius Dopfner le richieste di rinnovato slancio del Concilio da parte di alcuni vescovi tedeschi. Ratzinger in Germania verrà sempre vissuto dai suoi colleghi vescovi e cardinali come un “Grande Inquisitore”, sempre attento a mantenere una linea tradizionalista nelle università e scuole di teologia e nel mantenere distaccata la dottrina religiosa da materie terrene come la politica, in un momento storico di grande fermento. Nel 1975 uscì anche la sua dichiarazione “Persona Humana” rivolta ai vescovi cattolici e alla Congregazione della Vera Fede in cui afferma quanto gli atti omosessuali non possano in nessun modo ricevere approvazione dalla Chiesa. In questo periodo nacque la sua collaborazione e amicizia con Karol Wotylia, conosciuto quando era ancora Arcivescovo di Cracovia alla morte di Paolo VI. Pur provenienti da esperienze diverse, condivisero da subito il mitigare gli eccessi di riformismo e modernizzazione post-conciliare e il combattere ogni mescolanza della dottrina con la politica, soprattutto se di natura marxista. Nel 1984 Ratzinger rilasciò una intervista al giornalista Vittorio Messori, criticando aspramente la Teologia della Liberazione come una pericolosa devianza dal percorso evangelico. Nel suo operato tentò di inasprire e modificare i processi e le pene per i sacerdoti colpevoli di abusi su minori, attenendosi però alle direttive del pontefice di non pubblicare le “sporcizie del clero” e anch’egli non fece che accogliere nella sua diocesi sacerdoti accusati di molestie sessuali trasferiti da altre diocesi, senza però concedere incarichi pastorali. Ratzinger riteneva che alle basi di questi abusi vi fosse la rivoluzione sessuale del ‘68 che avrebbe stravolto la morale del clero e che la pedofilia è solo una delle tante conseguenze del marxismo. Nel 1986 inviò una lettera, dall’alto del suo ruolo nel Sant’Uffizio, in cui parlando della condizione e inclinazione di omosessualità, veniva rappresentata come una tendenza verso un comportamento intrinsecamente malvagio dal punto di vista morale e invitava i vescovi e i sacerdoti a non sostenere o alimentare simpatie verso gruppi di pressione per i diritti delle persone omosessuali. Nel 2003 esce l’ultimo documento della Congregazione per la Dottrina che condanna fermamente l’analogia tra i matrimoni omosessuali e il matrimonio tradizionale, definendo il matrimonio come un’istituzione “santa e naturale”, mentre le unioni omosessuali contrastano con la natura e con la legge morale”. L’opinione di Ratzinger è sempre stata e continuerà ad essere di condanna verso gli atti omosessuali e una condanna sistematica di qualunque forma di affermazione e visibilità pubblica delle persone omosessuali.
Dopo la morte di Giovanni Paolo II, i cardinali più conservatori e desiderosi di un successore in continuità con il papa defunto affossano la candidatura del Cardinale Martini (Bergoglio, non sentendosi ancora pronto, rifiutò una candidatura ufficiale) e viene eletto Papa Benedetto XVI. Il suo pontificato sarà contraddistinto dal concetto dei “valori non negoziabili”: nel 2005 il pontefice si schiera apertamente contro l’abrogazione della Legge 40 sulla fecondazione assistita e l’uso delle cellule staminali, intervenendo in maniera dura nel dibattito pubblico referendario. Pronuncia uno storico veto sull’utilizzo dei contraccettivi, in occasione di una Conferenza episcopale, anche nei paesi del continente africano flagellati dall’epidemia di AIDS. Nel 2006 a Ratisbona Benedetto XVI cita in pubblico un imperatore bizantino con una frase contro l’Islam (“Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di buono, vi troverai soltanto cose cattive e disumane”) attirando l’ira delle autorità religiose musulmane. Il Papa si scuserà pubblicamente, questa ammissione della non infallibilità papale sarà un elemento positivo ricorrente del suo pontificato, ma l’incontro privato con Oriana Fallaci nel 2007 e il battesimo somministrato a Magdi Allam nel 2008 indicano con una certa precisione quale sia l’opinione del pontefice sull’Islam e la posizione di contrapposizione nel rapporto con il cattolicesimo. Ratzinger sarà sempre contrario ad un’interpretazione del pluralismo, morale e non, che presuppone l’autonomia delle scelte morali e si scaglierà sempre contro questo relativismo morale (nella sessualità, nel rapporto tra Chiesa e politica ecc) che vede alla base della “decadenza occidentale”.
Nel 2009 escono gli scandali sessuali della Chiesa irlandese, un’onda inarrestabile che porta anche alla pubblicazione di documenti e rapporti sui preti pedofili negli Stati Uniti e nella Germania patria del pontefice. I documenti segreti trafugati negli appartamenti privati del Papa non fanno che alimentare quest’onda di malcontento, presente anche nel clero cattolico. Le dimissioni di Ratzinger giungono nel 2013: si tratta di un evento eccezionale, che non si verificava nella Chiesa cattolica da secoli. Fanno parte della dimensione umana e della storia personale di un uomo provato dai recenti avvenimenti, poco avvezzo anche alla vita papale fatta di bagni di folla e continui incontri, oltre appunto alla già citata ammissione di umanità e fallacia della figura papale nel suo operato. Verrà eletto pontefice il Cardinale Bergoglio, proprio membro di quella schiera di uomini di Chiesa legati alla Teoria di Liberazione e che sorprenderà lo stesso Ratzinger con la scelta del nome da pontefice di “Franciscus”. Si aprì l’epoca dei due papi, lunga più della durata del pontificato dello stesso Ratzinger (consigliamo la visione della chicca cinematografica “I due papi” di Fernando Meirelles) in cui l’ex pontefice rimarrà comunque un riferimento ideologico e istituzionale della frangia più conservatrice del clero. Vi saranno anche delle pubblicazioni, inizialmente destinate a un pubblico privato, di alcune opinioni di Ratzinger su alcuni indirizzi e proposte di riforme portate avanti da Francesco, come una nota a difesa del celibato dei sacerdoti in occasione del Sinodo per l’Amazzonia da parte di papa Francesco, un’apertura per la prima volta al sacerdozio per uomini sposati. Nelle “Le ultime domande a Benedetto XVI” firmato dal biografo Peter Seewald, per il Papa emerito il matrimonio omosessuale e l’aborto sono il potere dell’Anticristo.
Concludendo, nella biografia di Jospeh Ratzinger si legge un cambiamento tra un giovane riformatore teologico della Fede in gioventù e un fervente tradizionalista e custode della dottrina in chiave anti conciliarista nella sua crescita. Quanto effettivamente fosse riformatore anche nel rapporto tra Chiesa e società e non solo nella dottrina, non lo sapremo mai nonostante gli indizi negativi nei decenni successivi. Nonostante abbia il merito positivo di aver restituito alla figura papale una dimensione umana, fallace, se vogliamo anche moderna nel suo intendere oggi la carica pontificia, i suoi tentativi di scoperchiare il mondo terribile degli abusi sono stati legati alla pratica omertosa dei vertici cattolici e soprattutto le sue opinioni su omosessualità, sessualità in senso più ampio, rapporto tra Chiesa e modernità hanno condizionato in negativo la vita di tante persone, in un paese in cui la laicità è ancora troppo poco consapevole nelle nostre istituzioni e nella politica. Nonostante alcune condanne su episodi di violenza omofobica, non ha mai smesso di considerare l’omosessualità una condizione di vita innaturale e pericolosa: ““Anche l’uomo possiede una natura che gli è stata data, e violentarla o negarla conduce all’autodistruzione”.
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